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giovedì 20 settembre 2012

Dishonoris Causa: Trichet e la leccata accademica

Nell'Anno del Signore 2012, in data 17 settembre, presso la gloriosa e antichissima Università degli Studi di Bologna, il Magnifico Rettore Ivano Dionigi e la Preside di Facoltà Angela Montanari hanno insignito l'ex-presidente della Banca Centrale Europea Jean-Claude Trichet della laurea honoris causa in Scienze statistiche.

Una dura critica a questa onorificenza è già stata espressa da Franco "Bifo" Berardi, che ricordava tra le altre cose la mancata vigilanza della Bce dell'era Trichet sui maneggi di Goldmann Sachs e delle altre banche d'affari.
Bisogna riconoscere che questo insigne "tecnico", sostenitore delle dure politiche di austerity, delle privatizzazioni, della necessità di mantenere bassi i salari («Aumentare i salari in Europa sarebbe l’ultima delle bestialità da fare», dichiarò all'emittente francese Europe 1 il 20 febbraio 2011), dell'innalzamento dell'età pensionabile, della "flessibilità" del mercato del lavoro, ha dimostrato talvolta una spiccata sensibilità sociale, ad esempio quando difese gli alti dividenti riservati ai traders perché il loro lavoro sarebbe «tremendamente precario» [Sic].
Ma è da sottolineare anche la motivazione addotta dal consiglio accademico: Trichet avrebbe il merito di aver «applicato un modello economico che parte strettamente dai dati».

Infatti il nostro riconosciuto genio della statistica pronunciava queste parole:
«Quali sono i paesi che hanno significativamente resistito alla crisi? Sono gli stati emergenti, sono i paesi dell’America Latina che, grazie alle riforme strutturali attuate, si sono trovati in una condizione di tenuta molto migliore. Siamo testimoni di un comportamento notevole anche da parte dell’Africa. Ci sono riforme che consentono alle forze produttive di liberarsi...» (1)
A me - che non sono un genio della statistica - risulta che le misure tanto amate da Trichet siano quelle che precipitarono l'America Latina in una terribile spirale recessiva. Mi risulta anche che la maggior parte dei paesi dell'America Latina siano oggi guidati da governi di ispirazione socialista, socialdemocratica o comunque anti-neoliberista che - al di là delle valutazioni che si possono dare sul loro operato - hanno svincolato il più possibile i loro Paesi dalle direttive del Fondo Monetario.

Ma io - ripeto - non sono un genio della statistica.


(1) Antoine Dumini e François Ruffin, Inchiesta nel tempio dell’euro, «Le Monde Diplomatique/Il Manifesto», Novembre 2011.


venerdì 7 settembre 2012

Disordinate considerazioni sull'informazione di guerra

Gli unici telegiornali che seguo sono - scusate la banalità - Tg3 e Tg La7. Sono senza dubbio i migliori  (o meno peggiori) telegiornali della tv generalista e ritengo siano anche i più seguiti tra quella fetta di italiani che cerca un'informazione più "di qualità" e più indirizzata ai grandi temi di politica interna ed internazionale.

Riporto però con un po' di perplessità, ma senza particolare stupore, il servizio sulla Siria di Lucia Goracci trasmesso durante il Tg3 del 28/09.(1) La Goracci inizia parlando dell'autobomba fatta esplodere - verosimilmente - da forze anti-Assad durante un funerale nel quartiere a maggioranza cristiano e druso di Damasco; passa poi a parlare della carneficina operata dalle forze regolari del regime ad Homs e dell'esodo di massa dei profughi. Fin qui, tutto regolare e abbastanza equilibrato, per quanto sia difficile ormai distinguere - su queste vicende - la verità dalla propaganda. E la propaganda, appunto, arriva verso la fine del servizio, quando la Goracci ci ricorda che
«le altre potenze, Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia, non intendono intervenire; a meno che - ha ricordato il Presidente francese Hollande, ieri - Assad non compia il crimine di usare le armi chimiche. Come se i jet, gli elicotteri, l'artiglieria pesante, non bastasse, già, a provocare tutto questo.»
Qualche mese fa invece Chicco "Mitraglia" Mentana fu anche più esplicito: introducendo un servizio, usò queste testuali parole, che mi appuntai nell'intenzione di scrivere qualcosa in proposito (magari con un titolo del tipo «Ma Chicco Chicco non lo sa»):
«c'è un paese (...) in cui la situazione è ormai fuori controllo e la comunità internazionale fa finta di non accorgersene; anzi, a volte esprime preoccupazione anche fortissima ma non fa come ad esempio è avvenuto in Libia, cioè intervenire per frenare il mattatoio.»
Fra l'altro nel servizio che seguiva, se non ricordo male, si definiva l'Arabia Saudita un «alleato storico di Damasco» (?!), il che sarebbe uno strafalcione indegno di una testata così prestigiosa.

Per Mentana, e forse anche per la Goracci, il modello libico sembra quindi auspicabile per risolvere la crisi siriana. Un'intervento militare preparato da una serie di bufale propagandistiche pompate dai nostri media e smontate ad esempio dal giornalista Rai Amedeo Ricucci in un'intervista rilasciata a Libera TV (2) e in un'ottima puntata della trasmissione La storia siamo noi dall'eloquente titolo Guerra, bugie e TV (3); madre di tutte le bufale fu quella sulle tombe del cimitero di Tripoli spacciate per fosse comuni di oppositori e sui 10000 morti assassinati dal regime nella fase precedente all'invasione straniera.


Sembrano dimenticare poi la spirale di pulizia etnica scatenata da milizie legate al CNT contro la popolazione nera (4).  Su questo punto ricordo un altro servizio del Tg3 - al quale va però riconosciuto il merito di aver dato spazio a riflessioni scottanti su alcuni aspetti di questa guerra, come ad esempio la "provvidenzialità" della morte del colonnello Gheddafi, che da vivo rischiava di mettere in forte imbarazzo molti "capoccia" occidentali - che mostrava alcuni prigionieri neri, presentati come «presunti mercenari di Gheddafi», che sobbalzavano al rumore di una raffica di mitra, evidentemente un'esecuzione. Il commento dell'inviato suonava più o meno così: «chi non aveva pietà nel giorno del trionfo, oggi sobbalza per una raffica di mitra»; dando per scontato che quei "negri" fossero per forza ex-miliziani gheddafiani e criminali di guerra. (Perché si sa: le truppe regolari libiche del vecchio regime e i gheddafiani sono per forza tutti criminali e tagliagole). Forse rendendosi conto dell'opera di disinformazione di cui ci si stava rendendo responsabili, lo stesso servizio fu riproposto il giorno successivo, ma con un commento molto più equilibrato.


Per quel che riguarda il conflitto siriano, mi rendo conto di poter dire poco. La situazione sembra estremamente complicata ed è difficile, come si è detto, valutare le informazioni che arrivano a noi. Posso ad esempio far notare però il silenzio dei media occidentali sulle posizioni e sull'attività del "Comitato nazionale di coordinamento per il cambiamento democratico", la coalizione delle forze di opposizione al regime siriano contrarie all'ipotesi di un intervento militare straniero e alla settarizzazione del conflitto.(5)





(2) Ecco tutte le bugie che ci hanno raccontato sulla Guerra libica, Libera TV, http://www.libera.tv/videos/1151/ecco-tutte-le-bugie-che-ci-hanno-raccontato-sulla-guerra-libica.html

(3) Guerra, bugie e TV, La storia siamo noi, http://www.lastoriasiamonoi.rai.it/puntata.aspx?id=827
Sui miti diffusi dalla propaganda bellica segnalo anche: Maximilian C. Forte, La Top Ten dei Falsi Miti sulla Guerra in Libia, Peacelink, 31 agosto 2011; http://www.peacelink.it/mediawatch/a/34656.html Pubblicato originariamente sulla testata americana online CounterPunch.org.


(5)Giovanni Sarubbi, Una via pacifica alla soluzione della crisi, Il Dialogo; http://www.ildialogo.org/cEv.php?f=http://www.ildialogo.org/noguerra/NotizieCommenti_1328967644.htm
Sulla vicenda siriana rimando inoltre a una selezione di articoli del cronista dell'Indipendent Robert Fisk, pubblicati in italiano del Fatto Quotidiano (http://www.ilfattoquotidiano.it/blog/rfisk/); al sito http://www.contropiano.org/ o - con qualche cautela - al rito sibialiria.org/, forse eccessivamente orientato su posizioni alternative.