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sabato 22 aprile 2017

La Le Pen fa la negazionista, La Stampa se la prende con Mélenchon


Come i miei forse inesistenti lettori già sapranno – o meglio, come saprebbero se esistessero – oggi la Francia andrà alle urne per scegliere il nuovo Presidente della Repubblica.
Se i favoriti sono senz'ombra di dubbio Macron e la Le Pen, la "rivelazione" sembra essere il candidato del Fronte di Sinistra Jean-Luc Mélenchon.
Quest'ultimo sembra turbare i sonni di autorevoli giornali d'Oltralpe come Le Figaro che, in prima pagina, lancia l'allarme contro «il delirante progetto del Chàvez francese» (12/04/2017), un rischio talmente enorme da mettere in secondo piano le scaramucce tra Stati Uniti e Corea del Nord.(1)

Ebbene, in questo contesto succede che Marine Le Pen, suppongo per lisciare il pelo ad una parte del suo elettorato, sostenga che nei rastrellamenti al Vel d’Hiv del 1942, in cui 13000 ebrei furono consegnati ai nazisti, nessuna responsabilità peserebbe sulle forze collaborazioniste francesi.
Nel darci la notizia, un autorevole quotidiano nostrano, La Stampa, che qualcuno in Piemonte chiamava con affetto «la Busiarda», ne approfitta per metterci in guardia verso il pericolo rosso-bruno:(2)
Le presidenziali virano sulla convergenza antisemita tra gauchisti e estrema destra
ci mette in guardia nell'occhiello. Nel testo poi leggiamo che
le presidenziali francesi rischiano di colorarsi di un inquietante rossobruno, dove il rosso sta per estrema sinistra e bruno sta per «bruno» e nessun riferimento a fatti realmente avvenuti è casuale. È il «gaucho-lepenisme» che si sta affermando, il tono viene dall’inedita coppia Mélenchon-Le Pen, il tribuno giacobino e l’erede della Francia nera.
Mélenchon brutto e cattivo amico occulto della Le Pen, se non peggiore di lei.
Per dimostrare questa affinità elettiva antisemita l'articolista cita prima un discorso della Le Pen, che  pur dichiarandosi pro-sionista (3) 
nella descrizione del «nemico» storico ricasca in tutti gli stereotipi del «vangelo» antisemita di Édouard Drumont (1886, Terza Repubblica) per scagliarsi contro quelli che puntano a dominare il mondo «costruito per l’uomo senza radici, nomade e schiavo dell’ordine mercantile... banchieri, industriali, uomini politici e giornali, estranei alla storia del Paese».
Poi, dopo un excursus sul pregiudizio antisemita in Francia, in cui usa come fonte un sondaggio di metà anni Settanta dal quale emergeva che il 58% degli intervistati considerava gli ebrei «troppo potenti», dice che
La saldatura nella battaglia contro le élite europee dell’estrema sinistra è nei fatti e nelle parole.
Quindi «élite europee» è uguale ad «ebrei»? Una curiosa equazione che sembra mettere in sintonia l'articolista con gli antisemiti veri...
Mentre la Le Pen riscriveva la Storia, domenica a Marsiglia Mélenchon arringava il popolo del vecchio porto: «È ora di finirla con questa casta dorata di parassiti incapaci». La differenza è un «dettaglio», le convergenze sono molteplici contro.

Quindi attribuire la responsabilità agli ebrei, o comunque a "corpi estranei" alla Nazione e portatori di un cosmopolitismo apolide come fanno i nazionalismi xenofobi, sarebbe solo un dettaglio.
Il fatto stesso di attaccare l'establishment europeo e il Grande Capitale sarebbe sintomo di un dissimulato antisemitismo.
L'articolo chiosa dicendoci che le presidenziali francesi,
se davvero si avverasse lo scenario rosso-bruno, da passaggio storico si trasformerebbero in un incubo.
Ancora mettendo sullo stesso piano Mélenchon e Le Pen, entrambi colpevoli di avere posizioni "antisistema" che – in quanto tali – sarebbero di per sé antisemite.