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martedì 6 novembre 2012

Considerazioni tardive sulle presidenziali Usa. Obama, Dirty Herry e i loro amici very dirty

Avevo deciso di scrivere un post sulla campagna elettorale americana a Settembre, dopo le due convention.

In particolare  dopo il famoso monologo di Clint Eastwood con la sedia vuota.
«Povero Clint», pensai, «adesso si mette pure a parlare da solo. Anzi, con i fantasmi neri!»
Oppure, alla Bergonzoni, avremmo potuto dire che il Cavaliere Pallido parla con il fantasma abbronzato, come direbbe il Cavaliere nostro.

In realtà facevo fatica a scrivere un pezzo critico su Clint Eastwood. Primo, perché sono un suo grande estimatore; secondo perché temevo di pigliarmi una pistolettata nei testicoli. Terzo, perché non mi andava certo di difendere a spada tratta Obama e i democratici; quarto, stando a quel poco che ho visto, letto e ascoltato il suo show a Tampa non era così male e - quantomeno nella pars distruens - diceva anche cose sensate.
Ad esempio quando diceva:
«Lo so, eri contro la guerra in Iraq e va bene. Ma pensavi che la guerra in Afghanistan fosse giusta. Sai, voglio dire, pensavi che ne valesse la pena. Non ci siamo però consultati con i russi per vedere come hanno fatto loro lì per dieci anni.»
Parole sante, Dirty Harry, ma anche quella guerra la iniziarono i Repubblicani - sia chiaro, pur col totale sostegno dei Democratici - e non mi sembra che il duo Romney-Ryan si sia mai opposto alla politica interventista portata avanti dal loro partito durante l'era Bush.
E per il futuro non mi sembrano avere intenzioni meno bellicose, come dimostrano i ripetuti riferimenti di Romney all'Iran e la vicinanza di Ryan a personaggi quali Dan Senor, Frederick e Robert Kagan, William Kristol, animatori del Foreign Policy Initiative e grandi sostenitori delle politiche interventiste americane.(1)

Romney stesso, nell'ultimo duello televisivo, ha dichiarato di volere un aumento della spesa militare da compensare con un ulteriore taglio alle spese sociali, ad iniziare da quelle sanitarie,(2) venendo allegramente perculato dal suo avversario.

Da segnalare anche il discorso di Ryan stesso a sostegno dell'interventismo militare, giustificato col principio dell'universalità dei diritti umani.(3)

Eastwood, come un personaggio dei suoi film, espresse anche la proverbiale diffidenza dell'uomo d'azione verso gli avvocati, che
«sono sempre affaccendati. Sai, hanno imparato a disquisire su tutto, a pesare tutto e a soppesare le questioni, e fanno sempre gli avvocati del diavolo, cavillando su questo e su quello.»
E declamò i suoi auspici per il futuro della nazione:
«Penso sia arrivato il momento di cambiare. (...) magari di lasciare il posto a un imprenditore? Come la vedi? Un imprenditore di successo, un “imprenditore stellare”.
"Stellare"... beh, "planetario" Romney lo è di sicuro, visto che la sua Bain Capital è nota per le sue ristrutturazioni aziendali a base di delocalizzazioni massicce e licenziamenti. Lo dovrebbe sapere il grande Clint, visto che, dopo aver confessato di aver pianto quando è stato eletto Obama (forse temendo per la vita del nuovo presidente, visto che i negroni ganzi nei film d'azione fanno spesso una brutta fine), dichiara di aver pianto pensando all'enorme disoccupazione presente oggi negli States, che a quanto pare - ma questo l'oratore lo omette -  sarebbe comunque diminuita sotto la presidenza di Obama.
La Bain Capital ha inoltre trafficato in derivati, contribuendo a far collassare l'economia mondiale. Se non vado errato la bolla dei derivati ha "costretto" i governi a dissanguare le finanze pubbliche per salvare le banche; ma si sa - come ha detto Romney in un recente fuori onda - i parassiti sociali sono i ceti medi e bassi che votano democratico.
Coerentemente con la sua carriera di finanziere stellare, Romney è quindi deciso a cancellare il Dodd-Frank, la legge del 2010 che cerca di regolamentare il mercato finanziario, spinto anche dai generosi finanziamenti di illustri benefattori quali i fratelli Koch, che da anni si muovono in questa direzione attraverso un massiccio lavoro di lobbing e che hanno versato circa 400 milioni di dollari per la campagna elettorale dell'affascinante mormone.(4)


Qualche giorno dopo, all'altra convention, quella dei Democratici, l'oratore "principe" fu invece l'amatissimo ex-presidente Bill Clinton. Non sono un fine analista politico, ma al di là delle indubbie capacità di Clinton essere presidenti quando gli Stati Uniti furono l'unica e quasi incontrastata potenza mondiale, con la Russia in ginocchio e la Cina già emergente ma non abbastanza emersa, sicuramente aiuta ad essere amatissimi. A ciò va aggiunto il carisma del quale è sicuramente dotato.
Clinton, che ai tempi delle primarie, per convincere Ted Kennedy a votare per Hillary, addusse come argomento il fatto che «uno come Obama, un tempo ci avrebbe portato le valigie», travolge il pubblico con una splendida arringa, nella quale fa giustamente notare che Obama ha ereditato una situazione economica disastrosa.
Ovviamente dimentica di dire che quella situazione non sarebbe stata sicuramente così disastrosa, se negli anni '90 lui stesso non avesse varato sconsiderate politiche di deregulation del mercato creditizio.(5)
Nello stesso discorso contrappone alla narrazione repubblicana del "farcela da soli" alla visione democratica di un'America solidale:
«Noi democratici pensiamo che il paese funzioni meglio con una middle class forte, opportunità concrete per persone povere e un’attenzione costante sul futuro, con le aziende e il governo che lavorano insieme per promuovere la crescita e una prosperità largamente condivisa. Noi pensiamo che “siamo tutti sulla stessa barca” sia una filosofia migliore del “sei da solo”.» (6)
Peccato che fu proprio lui a dare colpi decisivi allo stato sociale.(7)


Sapremo stanotte se saremo scampati dal rischio Romney. Non nutro certo tantissime speranze in Obama, uno dei premi Nobel per la pace meno meritati nella storia. Mi auguro comunque che, nel caso venisse rieletto, non si faccia manovrare troppo dal suo influente nemico-amico.





(1) http://www.bloglobal.net/2012/09/paul-ryan-luomo-nuovo-del-sogno-americano.html

(2) David Wessel, Ryan reflects arc of GOP fiscal thinking, «The Wall Streat Journal», New York, 16 agosto 2012.
Serge Halimi, La tentazione del peggio, «Le Monde Diplomatique/il Manifesto», settembre 2012.

(3) http://www.weeklystandard.com/blogs/ryan-embraces-exceptionalism-rejects-isolationism-foreign-policy-speech_573194.html
http://znetitaly.altervista.org/art/1292

(4) Marco d'Eramo, Romney: l’ideologia e gli interessi, «il Manifesto», 31 agosto 2012

(5) http://www.lettera43.it/economia/macro/i-veri-colpevoli-della-crisi_4367551612.htm

(6) Il discorso di Bill Clinton, tradotto in italiano da Miriam Goi, è disponibile su: http://www.losgamato.it/2012/09/07/il-discorso-di-bill-clinton-in-italiano-traduzione/

(7) Vittorio Zucconi, Clinton, un passo avanti nei tagli del welfare state, «la Repubblica», 7 febbraio 1997.