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giovedì 8 agosto 2013

Fauna di Facebook: Neofascisti che usano il simbolo sbagliato

Sappiamo che il noto social network ospita molte pagine di argomento "politico" dall'altissimo livello di analisi e conoscenza storica.

Una di queste ha un nome abbastanza neutro e se vogliamo condivisibile: La liberazione dipende da te.
Trattasi di una pagina neofascista, apertamente razzista, vomitante insulti e odio verso tutto ciò che non sia bianco, italiano e destrorso.

Interessante notare l'immagine del diario della pagina: su uno sfondo che richiama al vecchio West, oltre alle immagini di Napolitano, Vendola e - ovviamente - della Kyenge e della Boldrini ritratti come ricercati, vediamo, tra due pistole, un simbolo... quello degli Arditi del Popolo.
Per chi non lo sapesse (e a quanto pare sono in molti), quella degli Arditi del Popolo era un'organizzazione paramilitare antifascista, composta in prevalenza da socialisti, comunisti, anarchici, sindacalisti rivoluzionari, nata per contrastare con le armi in pugno la violenza squadrista.

Anzi, fu forse la prima organizzazione antifascista della storia, anche se nata all'interno dell'arditismo e quindi fortemente impregnata da quegli afflati "combattentisti", dannunziani e futuristi che ispiravano anche la retorica fascista.

Da qui l'utilizzo del teschio col pugnale fra i denti, simbolo appunto dell'arditismo, che deve aver tratto in inganno gli admin di quella pagina.



martedì 23 luglio 2013

Il Presidente Innominabile. Grasso, la Bibbia, Topolino (e di sfuggita i Monty Python)

Venerdì 19 luglio il presidente del Senato Pietro Grasso ha più volte richiamato il capogruppo del M5S Nicola Morra per aver citato in Aula il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. «Non sono ammessi riferimenti al Capo dello Stato», ha ammonito l'ex-magistrato, «Lasciamolo fuori da quest'aula...»

Viene spontaneo pensare al comandamento biblico, come hanno fatto tra gli altri GrilloMarco Travaglio sul Fatto e Franco Bechis su Libero.

A me sono venute in mente anche queste scenette, tratte da I promessi topi, una parodia Disney del capolavoro manzoniano tanto amato dai liceali.
Qui, l'Innominato diventa il conte Macchiane... ehm, l'Innominabile...




E ora, qualcosa di completamente diverso:


domenica 23 giugno 2013

Accorinti a Messina non fa notizia

Delle ultime elezioni amministrative si è detto molto.
Si è posto l'accento soprattutto sul tracollo del Movimento 5 Stelle e sulla vittoria del Centrosinistra, interpretata da qualche papavero del Pd come la conferma che la strada delle "larghe intese" fosse quella giusta (e già altri commentatori molto più validi di me hanno contestato questa lettura).
Sui grandi media poco e niente si è detto, invece, sul risultato del primo turno delle comunali di Messina: lì, dove peraltro l'affluenza è stata molto alta, se confrontata con tendenza nazionale e con le precedenti elezioni regionali, se è vero che il candidato della coalizione di Centrosinistra+Udc ha sfiorato la maggioranza assoluta, al ballottaggio con il 23,8% ci sarà anche un certo Renato Accorinti, candidato da lista civica denominata "Cambiamo Messina dal basso".
So molto poco di questo signore, storico militante pacifista, ecologista, anti-mafia e "No-Ponte", sostenuto fra gli altri da Rifondazione, Sonia Alfano e da diverse associazioni e personalità anti-mafia.
Con questo blog non voglio fare propaganda per questo o quel candidato. Non penso certo che questo risultato  immagino molto legato alla realtà politica messinese – sia l'inizio di una nuova rivoluzione, né che terrorizzi l'establishment italico.
assessoriTuttavia noto un assordante silenzio attorno a questa notizia, che rapportata al terribile flop della Sinistra alle ultime politiche non mi sembra così trascurabile, tanto più contando che Messina, comune di 241 999 abitanti e area metropolitana di 500.000, non mi risulta essere una città rossa.
Come mai neanche un servizio, un commento, un editoriale, un accenno nei tanti programmi di approfondimento di La7?
Iu nun lu sacciu! Forse sono io ad essere ossessionato.

domenica 12 maggio 2013

Il Corriere, le minacce in rete e le foto ad minchiam


Un importante uomo politico scomparso pochissimi giorni fa diceva che «a pensare male si fa peccato ma spesso si indovina». Un altro proverbio dice invece che «il diavolo si nasconde nei dettagli». E sono questi adagi che tornano in mente sfogliando il Corriere della Sera del 4/05/2013.

A pagina 19, infatti, compare un articolo sulle minacce rivolte in rete alla Presidente della Camera Boldrini. L'articolo, per chi volesse leggerlo, è disponibile anche in versione online sul sito della prestigiosa testata.


Ma guardate adesso che immagine compare a corredo dell'articolo... Sì, proprio così: un'istantanea raffigurante - cito la didascalia - «Esponenti anarchici durante il primo Maggio».
Cosa c'entra con l'articolo, dato che nel testo non si parla assolutamente di anarchici e che gli insulti e le minacce alla Boldrini non provengono certo da quell'area?

Non mi pare c'entri nulla neanche con il trafiletto che compare a destra della pagina, che parla del caso Preiti e ci dice che gli inquirenti stanno indagando su eventuali contatti che avrebbero potuto istigare l'insano gesto dello sparatore, ma nulla compare sull'identità di questi contatti, di cui non si sa niente, che probabilmente non esistono e che comunque assai difficilmente possono essere identificati con gruppi anarchici o legati all'estrema sinistra.

Perché allora questa scelta? Probabilmente una leggerezza, o forse l'impaginatore voleva ravvivare un po' la pagina con le pittoresche maschere indossate dai manifestanti.

Lascio ai miei - forse inesistenti - lettori questo dubbio. Spero che anche qualcuno dei milioni di lettori dell'autorevole quotidiano diretto da De Bortoli si siano posti qualche problema.